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Ape donna, la misura per uscire dal mondo del lavoro a 61 anni: ecco i requisiti

pensione donne

Un’Ape sociale specifica per le donne, che consenta loro di avvicinarsi alla pensione e uscire dal mondo del lavoro a 61 anni: l’anticipo pensionistico per le lavoratrici, l’Ape donna appunto, è una delle idee che popolano i tavoli del governo sul lavoro, e che potrebbero essere inserite in manovra.

Ape Donna, cos’è e come funziona

Con la misura che starebbe studiando l’esecutivo, si anticiperebbe la possibilità di avere erogata dall’Inps una indennità di accompagnamento alla pensione, con due anni di anticipo: 61 invece di 63.

Ape donna, i requisiti

Potrebbero accedere a questa misura – che interverrebbe in maniera netta sugli anni di contributi necessari al pensionamento, rispetto alle misure attuali – solo le donne con determinati requisiti:

  • Chi affronta un licenziamento con 30 anni di contributi versati (fino a 28 in caso si abbiano due figli, uno ‘sconto’ di un anno a figlio che era già in vigore).
  • Chi ha un’invalidità al 74%, oppure chi è ‘caregiver’, sempre con la soglia dei 30 anni di contributi (o fino a 28).
  • Chi effettua lavori gravosi, ma in questo caso gli anni di contributi devono essere 36.

La sovrapposizione con Opzione donna

Bisognerà chiarire la sovrapposizione di questa nuova Ape sociale agevolata al femminile con Opzione Donna, che già oggi consente di andare in pensione con criteri diversi: 35 anni di contributi e 58 anni di età (per chi ha due figli).

Con Ape Donna ci sarebbe quindi la possibilità di andare in pensione con meno anni di contributi. Ci potrebbe essere anche un vantaggio sulla somma poi effettivamente versata alle lavoratrici in uscita: trattandosi di un bonus, con Ape Donna (che dovrebbe prevedere 12 versamenti l’anno) si eviterebbe il ricalcolo dell’assegno pensionistico previsto per Opzione donna. Con la scorsa manovra 2022 targata Meloni la platea 2023 della stessa Opzione Donna è stata di fatto ridotta alle lavoratrici in situazione di svantaggio. Ovvero licenziate, con disabilità almeno al 74% e caregiver.

Quanto pesa il ricalcolo contributivo, attualmente? Secondo l’ultimo rapporto dell’Inps, pubblicato a settembre, che fa riferimento al periodo che va dal primo gennaio 2010 al primo gennaio 2023, l’assegno medio è stato del 39,8% più basso rispetto alla media delle anticipate (1.171,19 euro contro 1.946,92 euro). Ma la differenza di importo è solo in parte riconducibile al ricalcolo contributivo: va anche considerata la minore contribuzione rispetto alle altre pensioni anticipate, e il fatto che la propensione a utilizzare l’opzione è maggiore tra le lavoratrici nelle classi di reddito più basse e quindi con minore contribuzione.

Al primo gennaio 2023 le donne andate in pensione con l’Opzione donna erano 174.535, e i pensionamenti con Opzione donna costituiscono il 16,3% del complesso delle pensioni anticipate liquidate a donne dal 2010.

 

I dati contenuti nel XXII rapporto annuale dell’Inps: l’importo medio riconosciuto a chi usufruisce di Opzione donna scende di quasi il 40%

L’intervento per i più giovani

Ape donna non è l’unica ipotesi sul tavolo. Tra le altre idee allo studio del Governo c’è la possibilità per una platea più giovane (chi ha iniziato a versare contributi dal 1996) di uscire dal mondo del lavoro a 64 anni utilizzando anche la previdenza integrativa. Una misura che risponderebbe all’emergenza pensioni per i più giovani: secondo Cng, Consiglio nazionale dei giovani, senza interventi si arriverà ad avere under 35 che andranno in pensione a 74 anni, per un assegno da mille euro.

Tra le altre misure allo studio ci sarebbe anche la proroga di quota 103, che prevede 62 anni di età e 41 di contributi, mentre non sarebbe prevista ‘Quota 41’, la misura sostenuta dalla Lega per andare in pensione con 41 anni di contributi senza vincoli di età.

Il Sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha detto a Sky Tg24 che si cercherà di “dare un ristoro alle donne che hanno un’età  ma anni di lavoro che non hanno potuto maturare per varie vicissitudini, di poter andare in pensione prima”.

La media dei contributi versati dalle donne 62enni è di 28 anni, dice Durigon: “Questo deve aprire una bella riflessione”. Su quota 41, Durigon ha detto che quel percorso verrà fatto “durante la legislatura”.

Secondo i dati dell’ultimo rapporto Inps, le pensioni italiane sono già soggette a una disparità tra donne e uomini: nonostante le donne siano il 52% dei pensionati, sono titolari solo del 44% dell’importo totale.

L’incognita risorse

Sulle misure che il governo avrà la possibilità di inserire in manovra aleggia il rischio di non riuscire a finanziarle: su questo bisogna aspettare il responso della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, la Nadef attesa per il 27 settembre. La priorità numero uno è il taglio del cuneo, la cui proroga non sembra in discussione.

Sulle risorse è stato molto poco ottimista il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha dichiarato come a un certo punto ci sia la necessità “di tirare una linea” alla voce deficit. E che le scelte di bilancio dimostrino ai mercati la prudenza fiscale italiana, mentre i tassi d’interesse portano via risorse preziose, che il ministro stima in 14-15 mld.

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