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Crisi aziendali in Italia, oltre 70 mila lavoratori a rischio

ilva arcelormittal partecipazioni

In Italia, la crisi aziendale sta mettendo a rischio il futuro di oltre 70.000 lavoratori, con il settore metalmeccanico particolarmente colpito. Secondo stime sindacali basate sui dati relativi ai tavoli di crisi aperti al Ministero dello Sviluppo Economico (Mimit), ci sono attualmente 59 tavoli di crisi, di cui 37 attivi e 22 in fase di monitoraggio.

La platea degli addetti a rischio è estremamente ampia, coinvolgendo diversi settori industriali, dall’automotive all’elettrodomestico, dalle telecomunicazioni alla siderurgia. Uno degli impatti più significativi è rappresentato dalla situazione dell’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, con 10.700 lavoratori diretti e circa 20.000 considerando anche l’indotto.

Nel contesto di questa crisi, la multinazionale finlandese Wartsila ha annunciato la delocalizzazione della produzione, mettendo a rischio oltre 300 lavoratori nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra (Trieste), dove venivano realizzati motori per grandi navi. La crisi è inoltre evidente nella Lear di Grugliasco (Torino), specializzata nella produzione di sedili per auto, che ha dichiarato 310 esuberi.

Il settore dell’acciaio è anch’esso coinvolto, con circa 1.400 lavoratori della Jsw Steel Italy a Piombino (Livorno) che affrontano gli ammortizzatori sociali, e la prossima settimana è previsto un tavolo per discutere la proroga della cassa integrazione in deroga fino a gennaio 2025.

L’elenco delle crisi comprende varie aziende, tra cui Almaviva Contact, Industria Italiana Autobus, Jabil, La Perla, Sideralloys Italia e Speedline. Molte di queste vertenze sono in corso da tempo, cercando piani di reindustrializzazione e sviluppo con l’obiettivo di garantire la continuità produttiva e l’occupazione.

La situazione dell’ex Ilva di Taranto è emblematica, con decisioni importanti in attesa entro mercoledì prossimo riguardo a un’uscita morbida di ArcelorMittal da Acciaierie d’Italia, attraverso un divorzio consensuale, e la definizione del nuovo assetto societario con la maggioranza che potrebbe passare in mani pubbliche. La priorità rimane la salvaguardia della salute e dell’ambiente, aspetti cruciali soprattutto in contesti industriali delicati come l’acciaieria di Taranto.

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