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Giulia Cuter e Giulia Perona: “Guardiamo al femminismo del futuro”

Giulia Cuter e Giulia Perona, entrambe classe 1990, sono le ideatrici delle serie di podcast ‘Senza Rossetto’ che, secondo la loro stessa definizione, è “un progetto che racconta le donne (quelle di ieri, quelle di oggi e quelle di domani) oltre ogni convenzione e stereotipo che la società attribuisce all’universo femminile”. Cuter e Perona hanno scritto anche il libro “Le ragazze stanno bene” e ieri sono state le protagoniste del quarto appuntamento di #illimitHER, il programma di incontri con role model femminili, rigorosamente under 35, promosso da banca illimity insieme a un ecosistema di organizzazioni che sostengono il valore della diversità, e l’empowerment delle giovani donne, di cui fa parte anche la comunità Most Powerful Women di Fortune Italia.

 

L’incontro, moderato dal giornalista Felice Florio, aveva l’intenzione di ispirare le giovani donne in ascolto raccontando un percorso di carriera particolare, come quello intrapreso da Cuter e Perona. Entrambe attive nel settore editoriale, hanno scelto di ‘buttarsi’ sui podcast “quando ancora non erano una moda”: “Dopo la laurea in storia triennale ho scelto la Scuola Holden di Torino, dove ho incontrato Giulia” dice Giulia Cuter. La Holden, infatti, è stato il luogo dove le due si sono incontrate e da dove sono partite per realizzare il proprio progetto. “Anche io ho scelto la Holden dopo la laurea triennale – racconta Giulia Perona, che oggi si occupa di social media per Vanity Fair – è stato un percorso istruttivo perché ci ha insegnato a muoverci nel mondo del lavoro e ad avere un approccio più pratico rispetto a quello insegnato all’università”.

 

L’idea del podcast è nata qualche mese dopo la fine della Scuola: “Volevamo fare un nostro progetto editoriale, era il 2016 e c’era l’anniversario del voto delle donne. Stavamo cercando lavoro, e proprio in quel periodo abbiamo iniziato ad accorgerci che c’era ancora molto da fare sulla parità di genere”. È sul mondo del lavoro, infatti, che “si capisce dove stanno le differenze e le discriminazioni”, così è nata l’idea di ‘Senza Rossetto’ una serie di podcast in cui ad ogni puntata viene invitata una scrittrice che legge un suo racconto inedito. “Abbiamo scelto lo strumento del podcast perché nel 2016 non ce n’erano tanti. E per noi è stato un modo per metterci alla prova. Il nome deriva da un aneddoto. In quei giorni abbiamo studiato l’archivio del Corriere della Sera digitalizzato da poco, leggendo gli articoli del 1946 sul tema del voto alle donne. Erano tutti molto paternalistici, si spiegava alle donne come dovevano votare. Poi le si invitava di andare in cabina elettorale senza rossetto perché all’epoca si chiudeva la scheda con la bocca e quindi il rossetto avrebbe potuto lasciare un segno, invalidando il voto” spiegano le produttrici.

 

Per entrambe, quello del podcast è “un lavoro del tempo libero”, difficile sostenersi solo con quello: “Abbiamo trovato molte persone che ci hanno dato una mano, grandi scrittrici che ci hanno accolte, come Bianca Pitzorno. La cosa che ci ha sorpreso è stata il fatto di trovare così tanto entusiasmo. Abbiamo prodotto la prima stagione autonomamente, poi ci siamo affidate a un crowdfunding e oggi abbiamo profilo Patreon che ci consente di raccogliere fondi. In più facciamo molti altri eventi, ma entrambe abbiamo un altro lavoro che ci paga le bollette”. Tuttavia il progetto è alla terza stagione, e sta crescendo: “Oggi ci sono tante battaglie che devono mettere insieme donne e uomini. Nella terza stagione abbiamo provato a guardare al futuro, coinvolgendo autrici che scrivono per ragazzi, perché vogliamo guidare i femministi di domani”.

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