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Ecco perché la Guerra fredda 2.0 non c’è ancora

Le sanzioni occidentali hanno fortemente ridotto gli scambi commerciali con la Russia, e il coro internazionale contro il Paese ha reso estremamente difficile operare in quella zona. Imprese di ogni settore se ne sono andate, comprese catene di fast food come Mc Donalds and Starbucks, multinazionali come Unilever e Ikea, e perfino industrie automobilistiche come Toyota, Volkswagen e Ford.

E in più di un caso, la Russia ha cercato di rimpiazzare i legami commerciali persi a Occidente con nuovi a Oriente. La Cina si è autodefinita alleata della Russia, dichiarando in febbraio che l’amicizia tra i due Paesi “non ha limiti” né aree di cooperazione proibite. Tuttavia, il muro delle sanzioni ha posto la Cina in una posizione scomoda costringendo i suoi leader a ripensare i loro calcoli. Dopo il silenzio iniziale seguito all’invasione, e il rifiuto di unirsi alla condanna internazionale, alla fine la Cina ha ammesso di essere seriamente preoccupata dell’invasione, in particolare per il rischio che il conflitto in corso possa rappresentare per la sicurezza degli impianti nucleari presenti in Ucraina.

Gli esperti riferiscono a Fortune che al momento la Cina sta camminando su un filo davvero sottile. Le dimensioni relativamente piccole del mercato russo e le sanzioni internazionali fanno sì che non ci sia un grande vantaggio commerciale per la Cina nel restare vincolata al Paese. Eppure Pechino è ancora dipendente dall’importazione di due prodotti russi: energia e grano. Sempre gli analisti considerano comunque improbabile una Guerra fredda 2.0, nella quale la Cina accolga la Russia a braccia aperte, un po’ come accadde fino alla fine degli anni Cinquanta da parte della Russia nei confronti della Cina comunista.

La Cina e le sanzioni

Alcune aziende e fornitori di servizi cinesi sono venuti in aiuto della Russia, isolata dal resto del mondo. Le banche russe si stanno rivolgendo alla compagnia cinese di servizi finanziari UnionPay per emettere carte di credito nel Paese, dopo il blocco di Visa e MasterCard. La Cina potrebbe anche concedere alla Russia di integrare ulteriormente la sua economia con CIPS, un sistema cinese di pagamento internazionale che potrebbe offrire una alternativa al sistema SWIFT utilizzato dalla maggior parte delle banche occidentali e il cui uso è stato inibito a molte banche russe.

Per la Russia, la Cina rappresenta una delle uniche ancore di salvataggio dal momento che il Paese è tagliato fuori dall’economia globale. Ma gli esperti sottolineano che non è interesse della Cina prendere troppo le distanze dalla posizione internazionale contro la Russia. “Generalmente la Cina non ama il regime sanzionatorio”, ha detto a Fortune David Dollar, membro senior del think tank Brookings Institution’s China Center. Ma ha messo in guardia sul fatto che la posizione ufficiale del governo cinese sulle sanzioni potrebbe non riflettere il modo in cui intende effettivamente relazionarsi con la Russia in futuro.

“Dobbiamo fare una distinzione tra retorica e realtà. I cinesi continuano a dichiararsi contrari alle sanzioni occidentali, ma dovremmo prestare attenzione a cosa sta realmente accadendo tra loro e la Russia”, ha proseguito Dollar. Gli esperti affermano che anche prima dell’invasione dell’Ucraina, l’economia russa era piuttosto irrilevante su scala globale.

“L’economia russa è così debole, così limitata, se confrontata con quella che potrebbe essere”, ha detto a Fortune Scott Kennedy, presidente fiduciario dell’area Affari ed economia cinese al Centro studi internazionali e strategici, un think tank focalizzato sulla politica. “Non è così profondamente integrata nell’economia globale come altre, perciò le perdite derivate dalla sanzioni e dall’isolamento della Russia sono limitate”. Anche alcune aziende cinesi non hanno esitato a lasciare la Russia con l’escalation delle sanzioni occidentali.

All’inizio della settimana, sia Huawei che Xiaomi, aziende tech cinesi, hanno tagliato le spedizioni in Russia dei loro smartphone, sulla scia di azioni simili intraprese da altre aziende come Apple e Samsung. E giovedì scorso le agenzie di stampa russe hanno riferito che la Cina ha interrotto la vendita di componenti per gli aerei nel Paese, in conformità con una precedente sanzione europea che aveva bloccato la consegna di aerei e parti di aerei.

La Cina, spiegano gli esperti, sta giocando un prudente gioco di attesa. A dispetto della retorica usata per criticare le sanzioni imposte dai Paesi occidentali, le attività della Cina in Russia dipenderanno fortemente dalla direzione che prenderanno le sanzioni. Se dovessero estendersi a più settori, le scarse opportunità commerciali in Russia potrebbero non essere sufficienti per convincere le aziende cinesi a confermare il proprio impegno nel paese. Tuttavia, nonostante l’economia della Russia sia relativamente limitata, la Cina ne è ancora dipendente per alcune cose. “La Cina è un Paese che ha bisogno di energia e di cibo”, ha detto Dollar. “E questo è un fattore economico importante.”

Petrolio e gas

La dipendenza della Cina dall’import di energia e cibo dalla Russia è precedente all’invasione dell’Ucraina e alla chiusura di tutti i Paesi occidentali nei confronti dell’economia russa. All’inizio di febbraio, la Cina ha siglato un accordo trentennale con Gazprom, società energetica di proprietà dello Stato russo, per la fornitura di gas naturale. Il contratto prevede la fornitura alle major cinesi di 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno, a partire dai prossimi tre anni. E questo in aggiunta ai gasdotti precedenti e agli accordi che fornivano alla Cina 16,5 miliardi di metri cubi di gas russo nel 2021.

All’inizio della scorsa settimana, si vociferava che alcune aziende di proprietà dello Stato cinese stessero prendendo in considerazione di acquistare o aumentare le loro partecipazioni in società russe di energia e produzione di acciaio su esplicita richiesta di Xi Jinping. Un simile accordo, secondo Bloomberg, giocherebbe un ruolo importante nel rafforzare la sicurezza energetica della Cina nei prossimi anni.

La Cina ha incrementato le sue importazioni di gas naturale e petrolio dall’estero per diversificare il suo mix energetico mentre cerca di prendere le distanze dal carbone. La domanda di gas naturale è aumentata costantemente e così le importazioni di gas nel Paese sono cresciute del 20% nel 2021, secondo la Reuters.

Grano

Oltre all’energia, la Cina ha consolidato il suo rapporto con l’economia russa siglando un nuovo accordo che aumenta la quantità di grano importato dalla Russia il 24 febbraio, nella stessa settimana in cui l’Occidente cominciava a imporre rigide sanzioni economiche al Paese.

L’accordo consente che il grano venga importato in Cina da tutte le regioni della Russia, che è il maggior esportatore al mondo di grano, rimuovendo le restrizioni precedentemente messe in atto per ragioni sanitarie. La dipendenza della Cina dalle importazioni agricole straniere sta diventando più che mai evidente dopo lo scarso raccolto di grano di quest’anno.

Il Ministero dell’Agricoltura ha avvertito recentemente che il raccolto di grano invernale quest’anno potrebbe essere il “peggiore della storia” a causa delle pesanti piogge fuori stagione e dei prezzi più alti a causa del conflitto in Ucraina.

L’equilibio della Cina

Nonostante la Cina abbia stretto i suoi legami con l’energia e l’agricoltura russa, gli esperti affermano che il Paese deve fare attenzione a non diventare dipendente da questi prodotti. “La Russia è un partner importante per la Cina, ma la Cina è stata attenta a non dipendere da alcuna fonte”, ha affermato Dollar evidenziando che la Cina ha incrementato l’importazione di energia da altri Paesi. “Sono sicuro che nel contesto attuale, la Cina sarà favorevole a comprare un po’ più petrolio e gas dalla Russia, ma non si tratterà probabilmente di una quantità enorme”.

Inoltre, mentre le sanzioni globali continuano a colpire la Russia, le aziende cinesi potrebbero trovare sempre meno incentivi a continuare a operare là per non trovarsi in mezzo al fuoco incrociato. “Ai cinesi non piace che gli Stati Uniti e l’Europa impongano sanzioni. Pechino si trova già a fronteggiare un sacco di sanzioni da parte degli Stati Uniti, e sono preoccupati che le cose possano peggiorare”, ha concluso Dollar.

L’articolo originale è su Fortune.com

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