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Bonus edili e superbonus: stop alle cessioni, salvi solo lavori già avviati

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Ristrutturare casa, rifare gli infissi, acquistare un condizionatore o i mobili? Si potrà fare, ma bisognerà mettere mano alla tasca e pagare. Non sarà più conveniente come è stato finora. Cessione del credito e sconto in fattura hanno favorito in questi anni tanti interventi, consentendo a molti cittadini di non pagare o di avere comunque una riduzione immediata del prezzo. Truffe a  e speculazioni patologiche a parte, le misure hanno dato una forte spinta alla riqualificazione del patrimonio edilizio e al rilancio del settore edilizio. Ma lo stop del governo, che lascia queste opzioni solo a chi ha già avviato i lavori, rischia ora di fermare un mercato arrivato a marciare al ritmo di 200mila interventi l’anno. Vediamo che cosa succede con le nuove norme.

Nuove norme bonus edilizi, Federica Brancaccio (Ance): “Così si affossano le imprese” | VIDEO

Eco e sisma bonus

Per le spese relative ai vari interventi edilizi non sarà più possibile usare l’opzione della cessione del credito o dello sconto in fattura. Resta solo la detrazione fiscale attraverso la dichiarazione dei redditi. Chi pensa a questi lavori, deve mettere in conto che le spese vanno pagate interamente, ma potranno essere detratte dalle tasse, con una percentuale che varia in base al tipo di bonus e ripartita su più anni. Gli interventi interessati sono sette: recupero del patrimonio edilizio; efficienza energetica; adozione di misure antisismiche; recupero o restauro della facciata degli edifici esistenti; installazione di impianti fotovoltaici; installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici; superamento ed eliminazione di barriere architettoniche.

Sconto e cessione solo per chi ha la Cila

L’opzione dello sconto o della cessione resta per chi ha già avviato l’iter dei lavori. Più precisamente, per gli interventi legati al superbonus, entro il 17 febbraio 2023 (la data di entrata in vigore del decreto) devono risultare presentati: per gli interventi diversi da quelli effettuati dai condomini, la comunicazione di inizio lavori asseverata (Cila); per gli interventi effettuati dai condomini, oltre alla Cila deve anche risultare adottata la delibera assembleare che ha approvato l’esecuzione dei lavori; per gli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici l’istanza per l’acquisizione del titolo abilitativo. Per gli altri interventi edilizi è necessario che entro la stessa data: risulti presentata la richiesta del titolo abilitativo; siano già iniziati i lavori nel caso in cui non serva un titolo abilitativo; risulti regolarmente registrato il contratto preliminare o stipulato il contratto definitivo di compravendita nel caso di acquisto di unità site in fabbricati oggetto di interventi di restauro e risanamento conservativo e di ristrutturazione.

25mila imprese a rischio, capienza banche al limite

L’Ance stima prudenzialmente uno stock di crediti fiscali incagliati per 15 miliardi: se si stima che ogni miliardo di crediti incagliati produca il blocco di circa 6.000 interventi (tra unifamiliari e condomini), con rischio di fallimento di almeno 1.700 imprese di costruzioni e la perdita di circa 9.000 occupati, si avrebbero 25.000 imprese fallite, problemi per 90 mila cantieri e 130.000 disoccupati in più nelle costruzioni, senza contare i possibili fallimenti nelle imprese della filiera delle imprese fornitrici. A contribuire a questa situazione, il progressivo esaurimento della capienza fiscale delle principali banche italiane: è stimata in circa 81 miliardi nel prossimo quinquennio e gli istituti hanno già acquistato o assunto impegni nel solo biennio 2020-2022 per circa 77 miliardi.

Spesa dello Stato a 110 miliardi ma c’è un impatto sul Pil significativo

I crediti d’imposta hanno raggiunto quota 110 miliardi, secondo i numeri forniti dal ministro dell’Economia. Solo per il superbonus l’onere a carico dello Stato sfiora i 72 miliardi: le detrazioni previste a fine lavori certificate dall’Enea al 31 gennaio sono sono 71,7 miliardi, quelle maturate per lavori conclusi 54,7 miliardi. Al superbonus si deve comunque una forte spinta all’economia: secondo un recente rapporto del Cresme, il 22% della crescita del Pil del 2022 è dovuta proprio al superbonus.

Le case green entro il 2030

Resta aperto il tema della riqualificazione energetica degli edifici. L’Ue ha appena approvato la proposta di direttiva sulle case green, che fissa l’obiettivo per gli edifici residenziali di raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo ‘E’ entro il primo gennaio 2030 e ‘D’ entro il 2033. L’Italia però è ancora indietro: secondo le stime dell’Enea 11 milioni di abitazioni, cioè il 74%, è in una classe energetica inferiore alla D. Il sistema della cessione dei crediti aveva impresso un’accelerazione: prima si facevano circa 8mila interventi ogni anno, secondo l’Ance, dopo sono diventati 200mila l’anno.

Superbonus già ridotto al 90%

L’incentivo al 110% è stato depotenziato dalla legge di bilancio: da gennaio l’agevolazione è scesa al 90%, a meno che l’assemblea non abbia deliberato i lavori entro il 18 novembre 2022 e la Cilas non sia stata presentata entro il 31 dicembre, o abbia deliberato dal 19 al 24 novembre 2022 ma presentando la Cilas entro il 25 novembre. Per le villette l’agevolazione resta piena fino al 31 marzo per chi ha fatto almeno il 30% dei lavori al 30 settembre; per il resto è garantita al 90% fino a fine 2023 se è prima casa e il proprietario ha un reddito inferiore a 15.000 euro.

Bonus edili e superbonus: stop alla cessione dei crediti, allarme delle imprese

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