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Codice Contratti, semplificazione o deregolamentazione ?

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Da luglio, con il ministro Matteo Salvini, è arrivato il nuovo testo, una riforma prevista dal Pnrr. Il punto con gli addetti ai lavori, aspettando il correttivo entro fine anno

Parte «di una rivoluzione culturale, infrastrutturale e sociale che nei prossimi anni porterà l’Italia a un boom economico». Così ha parlato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Matteo Salvini, presentando il nuovo Codice dei contratti, in vigore dal primo luglio. Secondo il ministro l’architrave del provvedimento sta nella fiducia: a sindaci, imprese e professionisti. In tutto, 229 articoli che hanno invece fatto riflettere tanti addetti ai lavori sul cambiamento in atto. Tra le prime voci critiche, quella dell’Autorità nazionale anticorruzione che aveva segnalato come, a luglio, guardando agli importi, erano state avviate circa 1/4 delle procedure di quelle realizzate a giugno. E come per i lavori il calo fosse ancora più marcato: circa 1/7 di quelli registrati a giugno. Oggi, però, l’Anac registra positivamente le 3.138 stazioni appaltanti qualificate iscritte nei primi tre mesi dall’entrata in vigore del nuovo Codice. Oltre mille i Comuni che hanno ottenuto il via libera (1019). Sta, quindi, via via consolidandosi il nuovo sistema della qualificazione, stabilito come requisito obbligatorio per bandire le gare di lavori sopra i 500mila euro e quelle di servizi sopra i 140mila. 

Ulteriore tema l’affidamento diretto e il subappalto libero. I professionisti avvertono che il 98% dei lavori pubblici sarà affidato senza gara: aver reintrodotto i cosiddetti subappalti a cascata ridurrà la capacità di controllo e favorirà l’espansione di logiche illegali e di sfruttamento, che potranno danneggiare qualità delle opere e sicurezza sul lavoro e aumentare i costi. Insomma, una ragionevole e diffusa richiesta di semplificazione normativa rischia, di fatto, di diventare un’indiscriminata deregulation.

Altra novità il passaggio da tre fasi a due nella progettazione: da preliminare, definitivo, esecutivo, a preliminare rafforzato ed esecutivo. Il rischio è che si perda la garanzia del controllo del processo. 

La riforma del Codice dei contratti era stata prevista dal Pnrr e l’Ue chiedeva sostanzialmente tre cose: il rispetto del principio della concorrenza (fra cui il subappalto), la digitalizzazione della Pa e la qualificazione della committenza. Il ricorso al subappalto è stato incrementato, l’applicazione delle norme per la digitalizzazione della Pa sono state rinviate al 2024, la qualificazione della Committenza pubblica è stata molto depotenziata rispetto al testo predisposto dal Consiglio di Stato. Non solo, il mantenimento di un grande numero di stazioni appaltanti, oltre ad aver innalzato a livello critico le soglie per l’affidamento diretto degli appalti, può incidere negativamente sulla spesa, sulla qualità delle prestazioni e dei controlli e, anche, agevolare potenzialmente azioni pressorie di tipo criminale.

In tema di progettazione il passaggio da una a due fasi non è di per sé un fatto negativo. Quello che potrebbe essere critico è la grande possibilità di ricorrere all’appalto integrato, che significa, fra l’altro, trasferire su di un soggetto avente altri legittimi interessi i compiti tipici del committente. 

La disciplina della revisione dei prezzi, attraverso un meccanismo che prevede l’inserimento obbligatorio di clausole che scatteranno automaticamente per variazioni dei costi maggiori del 5% dell’importo complessivo, è positiva. La compensazione coprirà l’80% delle variazioni valutate con riferimento agli indici Istat. Quanto alla risoluzione del contenzioso nulla di nuovo: è stato confermato il Collegio consultivo tecnico, così come altre forme di risoluzione (accordo bonario, arbitrato), con le quali non si capisce l’eventuale interazione. I Collegi consultivi tecnici, indicati a prevenire il contenzioso, si trovano, di fatto, investiti da problematiche che prima venivano risolte con l’accordo bonario, con tutte le criticità che ne conseguono.

Semplificare significa anche dare tempi e costi certi alle opere. E se resta il problema del contenzioso, non si risolve quello di costi e tempi. 

Stando alla questione tempo, ci sono procedure, quali ad esempio la Valutazione di impatto ambientale la cui durata incide ancora in modo eccessivo, così come la Conferenza dei servizi. Un tentativo di razionalizzazione e snellimento è stato fatto per le opere del Pnrr: sarebbe auspicabile estenderlo a tutti gli interventi, soprattutto ai più importanti. 

Le altre contestazioni riguardano il conflitto di interessi. Il nuovo Codice prevede l’inversione dell’onere della prova: qui nessuna azione, insomma, in una logica di semplificazione, rispettosa della vigente normativa europea, in grado di tutelare le stazioni appaltanti nell’individuare i reali contraenti ed eventuali rapporti con soggetti terzi. Si aggiunga che il nuovo Codice di fatto ha azzerato l’effettiva utilità del dibattito pubblico cancellando la commissione nazionale, concepita per sottoporre a un esame partecipato ragioni e caratteristiche dei cantieri da avviare, riducendo i contenziosi che spesso li accompagnano. 

Per il coordinatore della Rete delle professioni tecniche, Armando Zambrano, il giudizio, tutto sommato, è positivo «perché il testo accoglie alcune delle richieste fatte in passato ed è fortemente focalizzato al rispetto di alcuni principi condivisibili: l’efficientamento del sistema e la semplificazione. È un passo in avanti, ma sarebbe stato ottimo se su alcuni temi non avessimo riscontrato criticità a partire dall’appalto integrato. Un principio che vorremmo conservare è la centralità della progettazione», per noi tecnici fondamentale. Zambrano prosegue «si finirà a usare, in larga misura, l’appalto integrato che mette la Pa in una posizione difficile sul controllo delle attività progettuali. Forse il tema più delicato, però, è la riduzione del tempo dei requisiti professionali agli ultimi tre anni. Nella vecchia norma era dieci anni. Per gli affidamenti diretti ci sono aperture: modifiche importanti che speriamo vengano attuate. Pur rendendoci conto dell’eccezionalità del momento, dell’esigenza di ridurre i tempi, contiamo di tornare prima o poi alle regole di concorrenza», chiude Zambrano. Intanto, annuncia il ministro Salvini, a fine anno ci sarà un correttivo organico al testo. Si vedrà di che tipo.

*Francesca Fradelloni / giornalista PPAN

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