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La settimana, storie e analisi: il sogno di Grom

Grom

Questa è la versione web della newsletter settimanale di Fortune Italia. Ci si può registrare qui. Questa settimana:

Le elezioni in Emilia Romagna, e cosa potrebbero significare; più si fa un lavoro creativo, meno si sopportano le riunioni (creative); un possibile freno al riconoscimento facciale; tra le aziende mondiali più attente al clima ci sono quattro italiane.

Chiuso il primo evento dell’anno, ci stiamo già concentrando sul prossimo. Quando si parla di finanza bisogna, ormai quasi inevitabilmente, parlare di fintech: nella seconda edizione del Fortune Italia Finance del 26 marzo, a Milano, lo faremo concentrandoci sul concetto di crescita sostenibile. Ci si può registrare cliccando qui.

 

 

 

L’opinione


Di Fabio Insenga

Raramente una singola storia d’impresa, come quella di Grom, riesce a condensare tanti elementi ricorrenti nel capitalismo italiano di ultima generazione. La notizia di queste ore è la chiusura di altre gelaterie, Udine e Treviso, dopo quella storica di Torino. Quello che porta le imprese di successo italiane nella pancia delle grandi multinazionali è un percorso fisiologico, che riguarda il ciclo di vita di tante startup. Non c’è nulla di strano e non c’è neanche troppo da recriminare. Quando la dimensione cresce e il prodotto funziona, la vendita a qualche ‘gigante’ è dietro l’angolo. Produce ricchezza per l’imprenditore che vende e genera nuovi profitti per chi le acquisisce.
Non si può tacere, però, che strada facendo si possa perdere l’identità del prodotto, nato artigianale e diventato industriale, e, soprattutto, si possano bruciare posti di lavoro.

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Le altre storie della settimana


Politica
Emilia Romagna, un cambio d’epoca?

Elezioni in Emilia Romagna: se il governatore uscente, Stefano Bonaccini, pressoché unanimemente riconosciuto come un buon amministratore, un politico che “ha fatto bene” perderà le elezioni, la sua sconfitta sarà lì a testimoniare che siamo in presenza di sommovimenti profondi, di smottamenti e crolli ben al di sotto della superficie. Se “la fortezza rossa” emiliana cadrà, scrive Morena Pivetti, si produrrà lo stesso effetto di cambio d’epoca che ha investito il Regno Unito il 12 dicembre con il crollo della “red wall”, il muro rosso del Partito Laburista, il “cuore” Labour delle Midlands e del Nord dell’Inghilterra diventato inaspettatamente e a valanga “blu”, il colore del Partito Conservatore.


Lavoro
Le riunioni sono inutili per chi lavora in settori creativi

Secondo l’Ideas Report condotto da WeTransfer su un campione di 20 mila persone che lavorano nei settori del design, marketing, tech e altri settori creativi, l’impedimento più grande a fare bene il proprio mestiere, e dunque a farsi venire delle buone idee, sono le riunioni scadenzate indette proprio per stimolare la creatività. Naturalmente non tutte le riunioni sono inutili, ma sembrano esserlo quelle deputate al brainstorming, ovvero al flusso di idee che un gruppo di persone dovrebbe far scorrere di fronte ai colleghi nel tentativo di raggiungere una decisione finale comune per risolvere un problema o inventare qualcosa. Niente da fare: per i creativi che sono stati coinvolti nel sondaggio, questo tipo di meeting è letteralmente una perdita di tempo.


Privacy
Riconoscimento facciale, un’arma pericolosa

Le voci secondo cui la Commissione UE starebbe per presentare una proposta legislativa al fine di limitare l’uso di sistemi di riconoscimento facciale fa certamente riflettere. Le indiscrezioni si accompagnano a precisazioni altrettanto ‘clandestine’, per le quali si starebbe pensando a un divieto temporaneo di utilizzo di sistemi di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, per 3 o 5 anni, ma con esclusioni dal divieto per alcuni settori. Il periodo di sospensione dovrebbe servire a trovare misure di garanzia e sicurezza per questi sistemi. Se questo fosse davvero l’orientamento della proposta della Commissione UE, spiega Luca Bolognini, Presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, la proposta sarebbe da applaudire. E incoraggiare.


Ambiente
Quattro italiane tra le aziende mondiali più attente al clima

Quali sono le aziende mondiali più attente ai cambiamenti climatici? A chiederselo ogni anno è la no profit internazionale Cdp, ovvero Carbon Disclosure Project, che mette a confronto le aziende e le classifica secondo diversi rating, a secondo delle loro performance ambientali. Il dato triste è che le aziende di livello A (il rating più alto) sono solo il 2% delle più di 8000 esaminate dal Carbon Disclosure Project (il punteggio scende fino a D- o addirittura F, più che altro quando le aziende non forniscono abbastanza dati). Quello positivo è che chi fa parte del rating A ha un risultato migliore di circa il 5% rispetto ai concorrenti in Borsa. Inoltre, quest’anno a potersi fregiare del rating più alto ci sono quattro italiane.


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